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- La Badia di Settimo bene emblematico ed esemplare per la Tutela del Patrimonio culturale nazionale.
Da don Carlo Maurizi, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004, detto Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, costituisce il punto di arrivo di un percorso di riforma e riorganizzazione normativa della materia che l’art. 9 della nostra Costituzione ha posto sotto la tutela diretta dello Stato.
I principi e le linee di azione di questo Decreto intendono creare le condizioni per una più efficace protezione di questo patrimonio e una sua migliore fruizione da parte dei cittadini , data purtroppo la sua continua esposizione a rischi di ogni tipo, ma va ricostruita nelle istituzioni, negli enti locali e nella popolazione una mentalità in grado di far rinascere le attitudini concrete che in questi decenni si sono perdute.
E’ evidente che quando i Costituenti fecero la scelta di garantire al più alto livello giuridico l’eredità immensa dei nostri avi, davano per scontato che nel tessuto sociale vi fosse una consapevolezza radicata sull’appartenenza di questi beni alla identità più profonda della nazione . Non immaginavano che a causa di un sistema di sviluppo miope e rapace l’insieme arte-paesaggio sarebbe finito ai margini del sistema educativo ed economico del paese, aggredito e aggredibile da ogni parte.
Troppo spesso i Beni Culturali finiscono per essere oggetto di abbandono o di rapina e magari ci guadagnano soggetti a cui non preme per nulla il loro valore sociale.( come ha ben evidenziato in tanti studi e articoli il Prof. Tomaso Montanari).Ecco perché prima ancora della valorizzazione effettiva si ripropone in Italia continuamente il tema della tutela . Se non si riesce prima a proteggere un bene , a farne percepire il significato, è difficile metterlo a frutto anche dal punto di vista economico e del lavoro. Infatti il codice ha come scopi fondamentali ( art 2) la preservazione della memoria collettiva e lo sviluppo della cultura, facendoci intuire che senza la comprensione del nostro passato non è possibile muovere passi autentici verso il futuro. Ma è proprio questa consapevolezza che si è rivelata negli anni molto fragile, condannando il nostro patrimonio culturale a una insignificanza civile e politica. Ne è riprova il fatto che leggi esistenti vengono sistematicamente vanificate per privazione di mezzi e di personale.
Seguendo le linee di interpretazione del Codice, proprio la vicenda della nostra Badia di Settimo ci aiuta a capire cosa è concretamente un bene culturale e purtroppo quali gravi conseguenze possa avere la mancanza di una politica in questo ambito .Si tratta dell’elemento stesso nel quale viviamo e ci muoviamo come italiani , precondizione per la buona riuscita di ogni altra attività .
Ancora si stenta a capire che un bene culturale non è un oggetto artistico ed estetico a sé stante ma un organismo complesso con una propria vita, e se a questo organismo vengono tolti gli apporti che fino ad oggi ne hanno garantito il respiro, inevitabilmente si degrada. ( problema di Pompei , dove non esistono più le maestranze artigianali che ne garantivano la perenne manutenzione.) Il bene culturale è spesso un bel monumento, come nel nostro caso, ma anche e soprattutto il contesto nel quale è inserito , ed è nella loro relazione che si gioca la sorte di entrambi. Se il contesto viene umiliato e degradato anche il monumento muore.
Cosa ci dicono quindi le vestigia imponenti di questo monastero, come del resto anche ciò che rimane di tante architetture rurali?( molto più nobili di quelle degli archistar) Che Firenze stessa poteva respirare e crescere come città grazie alla sua pianura, al suo fiume , alle molteplici attività che da e per il suo contado la arricchivano di nutrimento e intelligenze. La contemplazione della linea dell’orizzonte ,esperienza comune per ogni abitante della Piana fino agli anni ’70, evidenziava questo rapporto armonico e vitale, che si è interrotto per cause e scelte ben precise.
E questo è avvenuto su tutto il territorio nazionale. Basta prendere l’esempio dei fiumi e dei territori costieri, citati espressamente dal Codice, siamo consapevoli che l’Arno , in tutto il suo corso, determinante come ecosistema e linea di navigazione è stato per secoli sperimentabile , percepibile costantemente come soggetto nei percorsi della vita quotidiana della nostra gente e ora è solo un nome, un problema gestionale forse, quando non una immensa discarica nei suoi fondali e sulle sponde, e certamente , a parte le cartoline del tratto urbano,una entità estranea ed inavvicinabile? E i nostri litorali, maestosi abbracci fra terre splendide e mari unici al mondo, cosa sono diventati in nome di uno sfruttamento balneare speculativo e irrazionale, quando non addirittura cancellati dalla cementificazione delle seconde case?
Su un organismo ferito e parzialmente privatizzato, la Badia come altri , si sono accaniti vari agenti patogeni: smembramento e svendita del patrimonio terriero e di manufatti artistici, destinazione di campi agricoli per costruzioni esteticamente incompatibili e discariche, dequalificazione del tessuto sociale , cancellazione di presidi scolastici e toponomastici, estinzione delle botteghe artigiane, piani di edilizia puramente speculativi, destinazioni per uso industriale senza alcuna coerenza urbanistica , devastazione del sistema naturale di scorrimento delle acque.
E mentre a chi cercava di difendere e valorizzare i beni comuni veniva sempre risposto che non c’erano risorse, immensi finanziamenti venivano nel frattempo destinati e molto spesso sprecati per altri tipi di operazioni a tutti ben note. ( Qui a Scandicci nel mega tunnel artificiale dell’A1 sono stati investiti più di cento milioni di euro e nemmeno un centesimo per un territorio che non ne può più del cemento) ….. E’questa purtroppo la storia recente del nostro paese e la radice della crisi attuale.
Lo stupro del paesaggio e lo sfruttamento degli oggetti artistici per mere operazioni d’immagine sono andati di pari passo. Ma ogni opera bella , anche se in un museo è venuta alla luce, in un preciso contesto vitale, e la si può capire e valorizzare solo all’interno di quella vita che l’ha generata. Una vita che abbiamo purtroppo fatto di tutto per mortificare.
Non v’è città , borgo o frazione che non offra al viandante la visione deturpata dei propri profili storici ad opera di strutture ignobili dal punto di vista architettonico. Se viaggiate un po’ lo vedete… Se uno arriva da Pisa , in prossimità di Ponte a Greve a Firenze si trova di fronte la mole di 60 metri dell’Hilton che oscura la prospettiva della Cupola del Brunelleschi sullo sfondo. Se uno passa da Novoli, non esiste più la zona pedecollinare panoramica verso Monte Morello perché è dominata dai silos della operazione Castello-Ligresti e compagni.
Qui da noi la torre della Badia è oscurata per chi ci guarda verso Campi Bisenzio , dalle ciminiere dell’inceneritore di S.Donnino che tanta morte ha portato in queste terre. Andate a vedere la piana di Perugia e addirittura quella di Assisi e ditemi che fine hanno fatto lì dal 2000 in poi i principi e le norme del nostro ordinamento, vanificate, aggirate, quando non continuamente emendate a favore di ogni vile interesse. Spesso con la scusa del lavoro, di un certo tipo di lavoro ,sempre ben saldo nelle mani dei soggetti più forti e arroganti , si è ucciso il futuro e ogni prospettiva di autentica e dignitosa occupazione. Un rapporto promosso di recente dalla Conferenza Episcopale Italiana ha evidenziato che nel nostro paese lo sviluppo industriale per come è stato portato avanti ha disgregato il tessuto sociale..io aggiungo anche quello culturale, ecologico e paesaggistico certamente. Non abbiamo saputo e voluto coniugare impresa e beni culturali, attività industriali e paesaggio, lavoro e rispetto dell’ambiente.
Si tratta di ricominciare, ci sono tanti segnali positivi in molti giovani e cittadini che non vogliono più subire passivamente l’imposizione di meccanismi economici che producono ( come ha detto Papa Francesco) solo paura e disperazione, e tagliano fuori i più deboli e i beni più preziosi della gente .Ma non bastano dei correttivi e degli aggiustamenti.: serve una mobilitazione civile e la disponibilità a rimettere in discussione molte cose e a pagare caro di persona .Recuperare all’integrità la Badia e anche ciò che rimane del suo ambiente circostante non è una operazione estetica ma significa dare speranza a questa azione di restauro della nostra anima e della nostra dignità.
d.Carlo
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